In occasione della mostra dedicata alle Avanguardie Russe (Roma,
Museo dell’Ara Pacis dal 5/04 al 2/09 2012) viene qui presentata un’opera del
grande artista russo Kandinskij chiamata Mosca.
Piazza Rossa, che può essere considerata come il simbolo di un percorso
espositivo, assolutamente consigliato, in cui protagonisti assoluti sono i
colori e l’energia che sono in grado di trasmettere.
Il colore è un mezzo
di esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio
il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde.
Questa frase contiene tutta la poetica di Vasilij Vasil’evich
Kandinskij, uno dei pittori più importanti dell’Astrattismo, nato a Mosca il 4
dicembre del 1866. Nelle grandiosi opere realizzate nel corso della sua vita,
un elemento spicca più degli altri: il colore. Esse sono vere e proprie
esplosioni cromatiche, ove il disegno, e soprattutto le figure, cedono sempre
più il passo a rappresentazioni che si basano solo sulla potenza del colore per
raggiungere degli obiettivi ben precisi: le corde dell’anima. Il colore
consente infatti di esercitare un influsso diretto sull’anima e dipingere, per
Kandinskij, non voleva dire rappresentare il mondo così come lo si vede, poiché
in tal modo l’unico senso ad essere stimolato è la vista, con l’effetto di
provocare delle reazioni nello spettatore puramente superficiali e di breve
durata. Per colpire l’anima non servono le forme che appartengono al mondo del
visibile, ma occorrono i colori. L’arte, per Kandinskij, doveva comunicare
spiritualità e per farlo bene era necessario abbandonare la rappresentazione
realistica del mondo. Dipingere era per Kandinskij un’arte simile alla musica poiché
entrambe trasmettono emozioni senza rappresentare la realtà; l’unica differenza
sta nei mezzi dato che il musicista compone le note, mentre l’artista ha a
disposizione i colori e le forme. L’opera qui presentata, chiamata Mosca. Piazza Rossa e risalente al 1916,
contiene tutta la poetica di Kandinskij; seppur non venga completamente
abbandonato l’uso della forma, sono infatti riconoscibili anche se semplificati
le torri del Cremlino, edifici e figure umane, cioè che colpisce maggiormente
sono proprio i colori, intensi e non casuali, dato che ognuno di essi era
associato da Kandinskij ad un particolare significato e ad uno specifico
strumento musicale; il giallo ad esempio è pieno di energia ma privo di
profonde emozioni ed è associato ad una tromba, il rosso è caldo, vivace,
intenso ed è paragonato al suono di una tuba, il blu è il colore del cielo, è
profondo e associato al suono del violoncello. Sono questi i colori
maggiormente visibili in quest’opera, vera e propria musica per i nostri occhi.
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